Le patatine fritte sono solitamente associate a chili di troppo, colesterolo e disturbi digestivi. Pare tuttavia che l’olio utilizzato per la frittura sia determinante per la salubrità di tale leccornia.
Uno studio della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli Federico II, riportato anche in una nota di Unaprol Consorzio olivicolo italiano, segnala infatti le qualità dell’olio extravergine di oliva che, utilizzato per friggere, renderebbe le patatine più digeribili e ricche di sostanze antiossidanti, utili per contrastare l’invecchiamento, grazie al buon contenuto di polifenoli.
Prendendo in esame il ciclo di cottura di una normale friggitrice domestica, i ricercatori hanno scoperto che una frittura di 100 grammi di patate per 7-8 minuti a una temperatura di 180-200 gradi produce fra i 3 e gli 8 milligrammi di sostanze fenoliche antiossidanti.
«L’olio extra vergine di qualità – afferma il presidente Unaprol Massimo Gargano – resiste alle elevate temperature meglio di altri oli alimentari per il basso contenuto di componenti polinsaturi e per la presenza di antiossidanti, anche dopo diverse ore di frittura continua».
Tutto ciò è reso possibile perché durante la frittura l’olio extravergine rilascia parte degli antiossidanti più idrosolubili (idrossitirosolo), arricchendo i cibi fritti di questi benefici componenti naturali.
«Peccato che di patate, fritte con l’olio extra vergine di oliva, ve ne siano ancora così poche in commercio», conclude Gargano.
Quella di friggere le patatine con l’extravergine è una scelta poco praticata di solito, sia perché le persone dovrebbero “abituarsi” a un sapore diverso e più intenso legato alla qualità dell’olio, sia per la spesa sicuramente maggiore rispetto all’olio di semi utilizzato di norma per questo tipo di cottura. Ma forse, in tal senso, può essere preferibile mangiare le patatine una volta in meno e averne dei benefici concreti, oltre che assaporarne il gusto.